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Il tecnico crociato Roberto D’Aversa ha riconosciuto l’importanza della partita contro il Chievo, si gode il punto ma sa che ne ha persi altri due

Se lo ha definito match ball pure Roberto D’Aversa un motivo ci sarà: quello con il Chievo può essere visto come tale almeno per due motivi. Il primo: contro una diretta concorrente per la salvezza era importante non perdere e il Parma è riuscito a uscire indenne dalla gara che si era fatta spigolosa. Il secondo: vincere avrebbe forse chiuso ogni discorso e distanziato ulteriormente non solo il Chievo, ma anche la terzultima, lontana adesso undici lunghezze.

PRIMA VOLTA – La prima volta in stagione che il Parma è riuscito a ribaltare la situazione di svantaggio portando a casa dei punti ha lasciato una sensazione di amarezza per non aver raccolto il massimo. Il rammarico cresce maggiormente se si pensa a quei venti minuti e passa giocati in superiorità numerica, grazie all’espulsione di De Paoli per secondo giallo rimediato dopo un fallo su Sprocati. Le palle gol create da quel momento sono state almeno tre, clamorosa quella che ha visto l’ex Inglese fiondare sul palo il pallone del possibile vantaggio, scegliendo la potenza e non la precisione dopo una bella giocata, vanificata da un legno incredibile.

PALLE GOL -L’importanza di questa partita si è percepita – forse – più dopo che prima, quando Roberto D’Aversa non ha nascosto l’amarezza per aver infranto la possibilità di chiudere la giornata in una posizione di classifica insperata a inizio stagione e nella quale il Parma visto nel secondo tempo avrebbe meritato di stare ampiamente. Per la verità, anche nel primo i crociati avevano collezionato più tentativi di passare in vantaggio rispetto agli avversari, roba che se Sorrentino non si inventa due parate – una di piede, l’altra a mano aperta su Barillà – la partita cambia eccome. Ma non è andata così, e c’è da interrogarsi, chiedersi cosa sia accaduto, al di là dei gol sbagliati.

POCHI RISCHI – Piuttosto c’è da domandarsi come contro l’ultima in classifica – che ha sì ritrovato l’animus pugnandi di un tempo – il Parma abbia scelto di lasciare il centrocampo in mano agli ospiti (con un uomo in più nel mezzo), agendo di rimessa senza Gervinho. Va detto che non ha rischiato granché, ma la squadra è andata in affanno nel costruire contro un Chievo che pressava e chiudeva spazi.

PUNTI PERSI – L’organizzazione difensiva del Parma ha rimesso le cose a posto, con il missile terra aria di Bruno Alves poi, la missione è stata quasi compiuta. In fondo non perdere era l’obiettivo, ma la mole di occasioni che si è sviluppata dopo aver incassato il primo gol, l’uomo in più e i risultati favorevoli delle altre, hanno lasciato la sensazione di un’occasione persa e di due punti sprecati.

POCHE RIPARTENZA – Confermando una sostanziale verità: quando c’è da fare gioco, da tenere in mano le redini della partita, il Parma fatica. Si è visto contro il Frosinone, che ha serrato i ranghi impedendo al Parma di ripartire, è successo contro il Chievo che in 11 contro 11 ha concesso poche folate agli esterni di una squadra che senza Gervinho deve trovate uno che spacchi quel tipo di partite.

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