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Parma, al Tardini non è sempre domenica

I pareggi tra le mura amiche con le dirette concorrenti Udinese, Frosinone e Chievo testimoniano i problemi dei crociati quando devono comandare il gioco

MEGLIO FUORI. Il pareggio contro il Chievo, il terzo strappato al Tardini da una diretta concorrente dopo quelli di Udinese e Frosinone, riaccende il dibattito sulle caratteristiche della squadra di D’Aversa: quando deve fare la partita e costruire gioco il Parma trova molte più difficoltà rispetto alle volte in cui può permettersi di aspettare l’avversario e colpirlo nelle ripartenze. Esattamente ciò che è avvenuto nei tre successi esterni su Inter, Genoa e Torino dove si è raccolto il massimo sfruttando la compattezza e la solidità a livello difensivo e, nello stesso tempo, la capacità di ribaltare subito il fronte d’azione una volta recuperato il possesso palla.

SENZA GERVINHO. Non è un caso che nelle tre vittorie casalinghe ci sia sempre stato il timbro di Gervinho, l’unico elemento in grado di far la differenza con la sua velocità e i suoi scatti irresistibili. E proprio per la paura di subìre qualche contropiede letale dell’ivoriano il Frosinone, pur in superiorità numerica nell’ultima mezz’ora, si preoccupò più di non prenderle che non di affondare il colpo. Tanto che per come si era messa la partita si parlò allora di pericolo scampato.

OCCASIONE SPRECATA. Il punto di domenica consente di aumentare a dieci il margine sulla terzultima posizione e di continuare a dormire sonni relativamente tranquilli ma un pizzico di coraggio e spavalderia in più, fin dal primo tempo, avrebbero dato il colpo di grazia al Chievo nel finale ridotto 10 e chiuso all’angolo del ring. Le occasioni non finalizzate da Biabiany, Barillà, Gagliolo e, soprattutto, Inglese gridano ancora vendetta anche se bilanciate dalla prodezza balistica di Bruno Alves su punizione. D’ora in avanti un’arma in più da calare nelle situazioni più intricate.

NESSUNA SINDROME. Se si guarda alla splendida prestazione di due settimane fa col Sassuolo, si può affermare che non esiste nessuna sindrome del Tardini come peraltro si era già paventato in passato, soprattutto, nel campionato di Lega Pro. Semplicemente per qualità e struttura il Parma soffre di più chi fa il Parma in fase di copertura, ovvero chi resta coperto nella propria metacampo e non concede varchi. Così facendo ci si deve affidare all’invenzione di un singolo, in tal senso l’assenza di Gervinho e la poca lucidità di Biabiany e Di Gaudio sono state pagate a caro prezzo, e ai calci piazzati. Meno male che capitan Alves si è travestito da Cr7 togliendo le castagne dal fuoco e le ragnatele dal sette.

 

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