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La riconoscenza di Bastoni: “Grazie alla mia famiglia”

In una lunga intervista concessa alla Gazzetta di Parma il difensore del Parma ripercorre le prime tappe della sua giovane e precoce carriera

LA GUIDA ALVES. Il difensore Alessandro Bastoni si è guadagnato da un mese la maglia da titolare al centro della retroguardia del Parma e sul campo sta mettendo in luce le sue enormi potenzialità. Accanto ad un mostro sacro come capitan Alves. “Bruno è un grande -confessa alla Gazzetta di Parma il ragazzo, classe ’99, scuola Atalanta ma di proprietà dell’Internello spogliatoio quando ha preso la fascia di capitano ci ha fatto un discorso bellissimo. “Sono arrivato fino qui e ora auguro a tutti voi di fare una carriera migliore della mia”. Nonostante il suo curriculum è molto umile”.

GLI INIZI. 130 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno da Casalmaggiore a Bergamo, fatti in macchina con mio padre tutti i giorni d’allenamento e le partite delle squadre giovanili dell’Atalanta di cui faccio parte da quando avevo sette anni. Se sono in serie A non finirò mai di ringraziare la mia famiglia per i sacrifici che ha fatto. Non era facile neanche per me: uscivo prima da scuola, mangiavo un panino in viaggio e tornavo a casa alle otto di sera“.

LO STUDIO. Quest’anno dovrei completare il liceo scientifico. Frequento solo il lunedì e il martedì in una scuola privata a Mantova. I miei genitori ci tengono e credo che un diploma nel cassetto possa sempre servire quando smetterò di giocare“.

L’IDOLO. Sergio Ramos mi piace tanto per come si muove, sempre elegante e con grande calma. Penso e spero si possa diventare top player anche senza essere “figlidibuonadonna” perchè altrimenti non so se ce la farei. Per ora non è nelle mie corde“.

MODULI. Ho dovuto resettare la testa perchè il modo di difendere è completamente diverso. Lo staff tecnico mi ha insegnato tanto. A Bergamo l’atteggiamento di squadra era più offensivo, qua aspettiamo di più e bisogna posizionarsi bene in ogni frangente“.

LA FIRMA CON L’INTER.Uno dei momenti più belli della mia vita. Figurarsi poi che mio padre è interista da sempre. Ricordo che il mio procuratore (Tullio Tinti ndc) mi ha dato appuntamento in un autogrill e quando mi ha visto mi chiese a bruciapelo: “Vuoi andare all’Inter?”. Ci ho messo poco a rispondere..

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