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La meteora Bachini e la sua storia

L’esterno ex Brescia e Juventus è passato anche da Parma (10 presenza nel 2001, due gol). E’ entrato nella trattativa che ha portato Diana in crociato

La storia di Jonathan Bachini è una di quelle che spiazza. Esterno offensivo, capace di fare bene le due fasi, stimato da ogni allenatore con cui ha lavorato, protagonista di una salvezza a Brescia e di tante vittorie dell’Udinese che andava forte. Andava forte pure Bachini, fermato però nel 2004 per utilizzo di cocaina, radiato a vita nel 2005 perché è ricaduto nel tranello ai tempi di Siena. Bachini è passato anche da Parma, ai tempi di Ulivieri. Una decine di presenze, poi 2 gol. Era arrivato dalla Juve, “Buffon dal Parma alla ai bianconeri per 105 miliardi (70 più il cartellino di Bachini) racconta alla Gazzetta dello Sport -.Ero un esterno bravo in tutte le fasi. Non ho mai riflettuto sulla valutazione del mio cartellino ai tempi del famoso trasferimento di Buffon, ma secondo me la cifra era corretta. Anche adesso è difficile trovare esterni così completi. Arrivai alla Juve tra la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, mi aveva voluto Lippi e mi allenò Ancelotti, ma mi sono trovato benissimo dal punto di vista umano. Giocai meno del previsto, andai al Brescia. Il messaggio che posso mandare ai giovani è di stare sempre attenti, di non fare nulla con leggerezza, di riflettere che basta un errore per compromettere tutto. Non ne vale la pena, le conseguenze possono essere molto pesanti e ti restano dentro ben oltre l’ambito sportivo“.
La squalifica a vita poi lo ha congedato anzitempo dal mondo del calcio. Siena, 2005, ancora cocaina.Lì crollò tutto, quello fu l’inizio del mio calvario. Io ho pagato per i miei errori, ma così mi è stato tolto un pezzo di vita. E soprattutto mi hanno negato ogni aiuto. Un anno e mezzo fa ho chiesto la grazia alla Federazione. Mi hanno risposto di no. Mi sono rivolto al Coni, ma non c’è stato nulla da fare. Le regole sono cambiate e lo statuto antidoping prevede che non ci sia la grazia in caso di recidiva alla stessa sostanza. Spero che Infantino – presidente Fifa – venga a conoscenza della mia storia e rifletta su questa opportunità. Il perdono sarebbe un messaggio prezioso anche per i ragazzi. Io non ho fatto male a nessuno tranne che a me stesso: è giusto che paghi per sempre? Sono passati oltre tredici anni: se avessi ammazzato qualcuno, forse adesso sarei libero. Invece credo di essere l’unico o tra i pochissimi calciatori squalificati a vita“.
Io sono passato dallo stipendio da calciatore a quello da operaio. Ho voltato pagina, ho riscoperto valori importanti, mi sono rimboccato le maniche con orgoglio e senza vergogna. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, anche se quando le cose per me andavano bene io cercavo sempre di dare una mano a chi soffriva. L’indifferenza della gente del calcio mi ha ferito, tranne Edo Piovani (storico team manager del Brescia, ndr) nessuno ha fatto una telefonata a Jonathan. Ma io ce l’ho fatta e sono qui. Nel calcio mi piacerebbe iniziare un percorso, magari allenare in un settore giovanile o fare l’osservatore. Ho affrontato difficoltà familiari su cui non mi dilungo e mi sono rialzato. Adesso sono una persona felice e il futuro lo vedo roseo“.
Felice anche perché dal calcio ha avuto tanto. Ha giocato con calciatori forti, ha fatto parte di gruppi di un certo livello: “Niente male quei compagni eh… Zizou era senza dubbio il più forte di tutti. Quando sbagliavi un passaggio, si girava e ti diceva “tranquillo, è colpa mia”.
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