Il terzino fu il protagonista indiscusso dell’ultimo precedente tra le due squadre al Tardini nella stagione 2014-15
Attualmente Paolo De Ceglie se ne sta in America, aspetta qualche progetto coinvolgente che lo faccia sentire al centro e gli rimetta in testa la voglia di giocare a pallone che – a sentire il giocatore – non ha mai perso. Da promessa del mondo Juventus fino a sparire un po’ dal calcio, troppi infortuni lo hanno penalizzato. Malgrado questo nel suo palmares restano vivi i ricordi scudetto con la Juventus: 4 titoli, 5 con quello di Serie B, una Supercoppa Italiana e una Supercoppa Primavera. L’ultima volta che ha messo piede in campo lo ha fatto nella seconda divisione svizzera, con la maglia del Servette. Poi basta. Svincolato, si sta allenando per farsi trovare pronto: “Sto vedendo se posso andare ancora a giocare -svela in esclusiva ai microfoni di ForzaParma– sto valutando qualche situazione. Qualcosa ho, ma non vorrei parlarne. Sto qualcosa che mi piace“.
Le piace parlare dell’ultimo Parma-Inter decisa da una sua doppietta?
“Ah (ride ndc). Sì. Sono passati un pò di anni. Intanto ho fatto il mio percorso, ma quella sfida la ricordo ancora. E’ stata la seconda vittoria in un campionato terribilmente difficile, non era facile pensare solo al calcio. C’erano tutte queste voci sui problemi societari, avevamo fatto pochi punti. Quella sera abbiamo fatto un bel regalo a tutta la città che merita quello che ha ritrovato. E’ li che deve stare una piazza come Parma. Anche se sono rimasto pochi mesi in città, conservo un ottimo ricordo. La gente, le persone mi hanno trasmesso molte cose positive, nonostante il periodo difficile”.
Ha scelto un bell’avversario per la sua prima doppietta.
“Sì, anche se è stata la seconda. Ne ho segnate due, una sempre all’Inter ma nel settore giovanile. A livello personale è stata veramente una bella serata, la ricordo con grande piacere”.
Cosa è successo in quella stagione?
“Mah, quello che più o meno sapete tutti: la cosa certa è che nessuno si sarebbe mai aspettato un fallimento”.
Era difficile allenarsi, pensare al campo?
“I giocatori sono dei professionisti, in quel caso eravamo un gruppo di bravi ragazzi, facevamo il nostro lavoro anche quando non eravamo più in condizione di poterlo fare. Quel gruppo ha dimostrato fino alla fine di avere dei valori”.
Come l’ha vissuta lei?
“Dico la verità: l’ho patito di meno rispetto ad altri ma l’ho sentita. Ero in prestito e dopo pochi mesi sono andato via. Ma vi posso dire che le problematiche arrivavano dalle stagioni precedenti. Quello che si avvertiva in quell’anno era la speranza che ci fosse qualcuno che potesse risanare la società senza arrivare a un fallimento. Quando arrivarono questi proprietari o pseudo tali che non so come definire, si avvertiva la fiducia. Ma non avevamo nessuno: sono rimaste solo le parole, senza fatti”.
Tra l’altro di quegli anni a Parma è rimasto solo Lucarelli.
“Gran persona. Ero a Siena quando l’ho conosciuto, aveva fatto solo il ritiro con il Siena prima di andare poi a Parma. Ero molto giovane e mi ricordo un giocatore dalla grande umanità. Poi quello che ha fatto non devo dirlo io, lo si vede giorno dopo giorno. Giusto che sia rimasto in una società come il Parma“.
Si sente ancora calciatore?
“Certo. Io sono un calciatore. Mi sto allenando tutti i giorni per dimostrarlo”.
Il suo nome era circolato a Parma nella scorsa sessione di mercato.
“Mi sarei messo in gioco volentieri, senza alcun tipo di pretese. Evidentemente non c’è stata una volontà così forte di farmi tornare”.
Stupito dal campionato del Parma?
“Sì, da D’Aversa in particolare. Sta dimostrando di avere qualità importanti”.
