Dopo la sconfitta contro l’Inter, la squadra di D’Aversa si ritrova al centro sportivo per preparare la partita contro i sardi
L’Inter è già alle spalle, o così si spera. Mettersi indietro il secondo tempo del Tardini di sabato e la conseguente sconfitta, la quinta in casa, è l’input di Roberto D’Aversa, il cui lavoro resta comunque positivo oltre al mese di fuoco che contempla le sfide con le tre big del campionato. Juventus, Inter e Napoli. Le prime due sono già in archivio, la terza chiuderà il febbario intenso del Parma atteso dalla sfida salvezza con il Cagliari sabato alle 18.
La lezione severa impartita dall’Inter deve essere un monito. Va mandata giù a memoria di modo che il Parma capisca che le partite durano 90′ e non 45′. Così come ha mostrato in occasione della sfida dell’Allianz una settimana prima. Nel secondo tempo del triste sabato sera, cominciato con le giuste vibrazioni per la traversa scossa da Gervinho nella prima parte di gara, sono emersi i limiti tecnici e caratteriali di una squadra che non è praticamente mai riuscita a fare la partita che aveva preparato. Riconquistare palla e azionare le frecce Gervinho e Biabiany, pronte a scattare per fare male. Il fatto che l’Inter sia arrivata a Parma in versione ‘convalescenza’, aumenta i rimpianti di quella che sarebbe potuta essere la notte del Parma.
Invece è stata quella dell’Inter, che resta un avversario assai più forte del Parma e con infinite soluzioni in più rispetto a quelle di cui poteva disporre D’Aversa. Ma i segni della sconfitta si sentono sulla pelle, si vedono: morale più basso, comprensibilmente, qualche certezza in meno rispetto a una settimana fa in cui si era fatto il pieno di convinzione e la consapevolezza che forse il 120% non basta se non abbini alla volontà la forza mentale che ti permette di stare in partita fino alla fine.