Le rimonte nei finali di gara e i gol di testa incassati mettono a nudo i limiti del Parma che sta attraversando un momento delicato
La Gazzetta di Parma si pone un interrogativo dopo la bruciante sconfitta in rimonta alla Sardegna Arena: è possibile che sabato sera a Cagliari, a fronte dei 21 falli commessi dai padroni di casa, il Parma ne abbia fatti solo 11? I due gol, ma prima ancora quelli presi dalla Spal, sono l’esemplificazione estrema di come arrivando prima o più in alto sui palloni si possano portare a casa le partite. E la sensazione è che dietro questa frustrante inferiorità ci sia più una motivazione psicologica che fisica.
Dalla panchina lo staff tecnico avrebbe potuto aiutare di più sia sotto l’aspetto mentale che sul piano tattico ma con Spal e Cagliari il Parma è sembrato voler assorbire passivamente le modifiche della disperazione apportate in corso d’opera da Semplici e Maran senza particolari contromosse. Strategia condivisibile solo se la squadra è in fiducia e dimostra di avere cuore e gamba, una situazione ben lontana da quella attuale.
Tra gli altri fronti da analizzare il modo di difendere sui cross perchè ultimamente gli avversari che arrivano di rincorsa saltano più in alto dei giocatori ducali. Conviene apportare qualche correttivo o semplicemente essere più maliziosi, utilizzando in maniera intelligente braccia e gomiti per prendere prima la posizione. Più difficile invocare un gioco diverso, più propositivo e votato al possesso palla. La difesa del Parma funziona solo se protetta dal centrocampo e con poco spazio alle spalle. Gli avversari lo hanno capito ma di per sè non è un ostacolo insormontabile. A patto di ritrovare la cattiveria smarrita.