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ESCLUSIVA FP – Frosio: “Vi racconto i miei ragazzi…”

Il tecnico del Monza dove De Zerbi e D’Aversa hanno condiviso l’esperienza nel ’98/’99: “Erano due giocatori forti, ma mai avrei detto che…”

Scontro salvezza, sì, tra due amici. Rivali. Che si stimano molto e che pensano il calcio agli antipodi. Quella di domenica sarà una partita importante, fondamentale tanto per il Parma, quanto per il Sassuolo. Chi vince svolta e sta un po’ più al sicuro. Da un lato Roberto De Zerbi, dall’altro Roberto D’Aversa.

A un certo punto della loro carriera hanno condiviso uno spogliatoio, hanno lottato per la stessa maglia, corso dalla stessa parte. Era il 1998/1999, sono passati degli anni, venti precisi. De Zerbi e D’Aversa hanno fatto tanta strada, sono anche cambiati, ma non agli occhi di mister Frosio, l’allora tecnico di un Monza che si piazzò 14esimo in B.

Mister, domenica scontro tra due ex allievi. Che effetto fa?
“Non avrei mai detto che sarebbero diventati allenatori di Serie A”.

Eppure ce l’hanno fatta. C’è un segreto?
“Mah, diciamo hanno sempre lavorato duramente, soprattutto D’Aversa per il ruolo che faceva. Da allenatori potranno raggiungere più gloria rispetto a quanta non ne abbiano raggiunta da calciatori”.

Che tipo di calciatori erano?
“D’Aversa più esperto di De Zerbi, aveva fatto un grande campionato, veniva dal Milan e aveva dei colpi interessanti. Era una bella mezz’ala, un tuttocampista dotato di corsa e ottimo calcio. Vedeva l’azione prima degli altri e mi accorsi subito di poter contare su di lui. Anche in fase di non possesso. De Zerbi era la stellina della Primavera rossonera, era molto bravo. Con noi fece solo sei mesi a Monza poi andò a Piacenza, a Monza giocava poco ma aveva dei grandi colpi. Giocatore sopra alla media per quella età, aveva dei colpi di classe assoluta”.

Che tipo di ragazzi erano?
“Erano dei ragazzi tranquilli. De Zerbi più introverso, D’Aversa più esuberante, aveva una grande personalità da giovane. Qualche volta mi faceva arrabbiare ma è normale. Il fatto che giocasse sempre però significa che avevo un’ottima considerazione di lui”.

Chi era più difficile da gestire?
“Nessuno dei due. Erano giocatori, dovevano stare ai miei dettami e fare quello che dicevo. Gli allenatori danno suggerimenti ai calciatori, io mi soffermavo molto sul campo, chiedevo più a D’Aversa – essendo una bella mezzala di quantità e qualità che a De Zerbi”.

È sotto la sua gestione che sono diventati amici?
“Avevano legato. Normale, facile che avvenisse tra due ragazzi della stessa età. In quel Monza erano tutti ragazzi giovani. Molti di loro si affacciavano in Serie B per la prima volta. Avevamo un legame con il Milan e ci mandavano spesso giocatori forti. A vent’anni non erano formati sotto l’aspetto caratteriale. D’Aversa e De Zerbi però erano un po’ diversi”.

Ha dovuto sgridare più D’Aversa o De Zerbi?
“Sgridavo tutti. Non c’è allenatore che non abbia mai avuto qualche rimprovero per qualche giocatore. A memoria però non ricordo grandi sfuriate. D’Aversa giocava sempre, quindi direi che si è comportato bene”.

A distanza di vent’anni, cosa vorrebbe dire loro?
“Niente, vorrei solo complimentarmi con entrambi.  Credo che D’Aversa stia  avendo molte soddisfazioni. Più che da giocatore. Ha avuto grande capacità tecnica. Oltre che doti caratteriali. Vincere a qualsiasi livello non è mai facile, lui ci è riuscito. È stato un grande”.

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