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E’ l’ora di tornare alla vittoria

I tre punti mancano da quasi due mesi: l’ultima volta in casa contro il Genoa. Adesso però c’è bisogno di mettersi all’opera per chiudere i conti

Quello che resta il giorno dopo lo scialbo pareggio contro il Chievo è l’eco sordo dei fischi coperti da qualche applauso che ne hanno sfumato solamente il malessere. Un malessere generato dalla mancata voglia di vincere, come è parso vedendo la partita, di fronte a una squadra che al campionato non sa più cosa chiedere. Il Parma è andato a Verona con l’idea di poter mettere un altro mattone sulle fondamenta solide costruite anzitempo,  rimaste ‘grezze’ e non rifinite per colpa di non si sa cosa. Vuoi l’appagamento nel vedersi avanti con i lavori, vuoi che le inseguitrici non ti hanno mai messo fretta, vuoi perché magari il team ha riconosciuto i propri limiti, fatto sta che i ‘carpentieri’ di D’Aversa a un certo punto hanno deciso di non volersi più sporcare le mani e hanno giocato a nascondino. Sonnecchiando e prendendosela comodissima. Tanto la nave, avranno pensato, non andrà a fondo. A meno di qualche clamorosa tempesta.

Non sempre c’è un solo colpevole, a volte è facile indicarlo in chi guida la nave, in chi governa il timone, altre volte assieme al capitano anche i marinai vengono ‘affossati’. Certo, se nonostante le rotte favorevoli la nave non viene trainata in porto beh, qualche domanda farà bene a porsela il comandante, che all’ombra di marinai stanchi, confusi, svogliati, dovrebbe in qualche modo suonare la carica. La sveglia di D’Aversa invece è suonata 24 ore prima, annaffiando la conferenza stampa di un effetto sorpresa che per poco – al contrario – non è continuato al Bentegodi, dove ci è voluto un bel Sepe per evitare una sconfitta che sarebbe stata forse meritata per quanto (non) visto nel secondo tempo, ma troppo severa per un Parma che ha di fatto rinunciato a giocare per vincere.

E quello che preoccupa – se volete – è che neanche ci abbia provato a lottare per portarsi a casa i tre punti e chiudere una volta per tutte la querelle sulla salvezza. Le altre corrono, tutte tranne l’Empoli. Per fortuna, e l’unica buona notizia in un week end negativo e appassito, è proprio il punto rimediato contro il tutt’altro che irresistibile Chievo, a tenere vivo il fuoco del buonumore. Assieme al vantaggio nello scontro diretto, il punto tiene a distanza i toscani facendo il paio con un primo tempo operaio dove qualcosina si è vista. Una spolverata di zucchero a velo che ti prende il palato e te lo solletica prima di avere quella sensazione di incompiutezza che lascia l’amaro in bocca per l’incapacità di andare a chiudere una partita in pugno per un’oretta e mai messa in cassa forte.

La capacità del Parma di complicarsi le cose arrivando a un passo dal traguardo (vedi l’anno scorso a Cesena) è riconosciuta spesso anche dagli interpreti di una squadra che ha lasciato sul campo di Verona due sensazioni. La prima: sembra che si accontenti di non perdere. Non prova – neanche quando ha la possibilità – quasi mai a vincere. Gli alibi delle assenze – citando D’Aversa – non devono fare da contraltare a una settimana in cui resta alto (poteva essere altissimo in caso di vittoria) il valore di un punto guadagnato sulla terzultima. In una domenica in cui da salvare c’è pochissimo, il Parma lascia sul campo tanto rammarico per quello che non ha mostrato, permettendo ai tifosi di raccontarsi tutto il malumore che si snoda tra i pulpiti social, uniti nel chiedere un cambio di rotta e un ultimo sforzo. Perché – e qui pensiamo sia d’accordo anche D’Aversa che non ha saputo rianimare la squadra nel secondo tempo facendola sentire appagata – è l’ora di tornare alla vittoria per porre fine a ogni tipo di chiacchiericcio che sta diventando logorante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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