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D’Aversa: “Se resto? Dobbiamo parlare con la società”

“Bisogna programmare. Io mi ci sono sempre visto su questa panchina, magari è qualcun altro che non mi ci vede. Portare a casa l’obiettivo era fondamentale”

Quando è entrato gli hanno tributato un applauso timido, che poi è diventato convinto. Qualche abbraccio con sullo sfondo la dirigenza. Il presidente Pietro Pizzarotti accompagnato da Giacomo Malmesi, suo braccio destro ascolta da lontano. Qualcuno immortala il momento. Poi D’Aversa si siede e comincia a parlare. Il Parma rimane in Serie A:

Commosso? Perché sono andato a prendere mio figlio dall’altra parte del campo. Siamo arrivati all’obiettivo dopo un girone di andata fantastico, rischiando di compromettere una grande stagione. Rappresento un club e una tifoseria importante. Vivere sotto pressione fa parte della vita dell’allenatore. Sono felice per me e soprattutto per i ragazzi che hanno dato una grande gioia ai tifosi. Sotto l’aspetto dell’attaccamento alla maglia posso dire che sono fortunato ad avere un gruppo del genere. Sono contento di aver guidato un gruppo di giocatori così importanti. C’era la volontà da parte di tutti di raggiungere l’obiettivo. La categoria era importante da mantenere. Era importante per tutti. Cosa chiedo? In questo momento chiedo qualche giorno di riposo. Il momento è di goderci l’obiettivo e il risultato.

Ci vedremo e parleremo, chiariremo qualche discorso. Parleremo. Bisogna comunque lavorare per cercare di migliorarsi. Mi preme godermi il risultato insieme alla mia famiglia, ho il difetto di portarmi a casa il lavoro e le problematiche. Oggi abbiamo perso Gervinho dopo venti minuti, abbiamo fatto metà campionato senza centravanti, né Inglese né Ceravolo. Se andiamo ad analizzare la rosa della Fiorentina fa paura, davanti sono molto validi e hanno giocatori fortissimi. Noi ci siamo salvati e questo è importante. Le critiche? Fanno parte del mio lavoro. Credo che ci sia un errore culturale, non si accetta la sconfitta in Italia e fa parte del lavoro essere soggetto a critiche e a essere preso di mira quando non si vince. Dopo la partita di Bologna sono il primo a massacrare me stesso e i miei ragazzi, abbiamo pagato il nostro girone di ritorno straordinario. Gli infortuni e qualche punto lasciato per strada ci ha fatto faticare. Ma è importante che ci sia una grande compattezza d’ambiente. Io mi ci vedo ancora su questa panchina, non è il momento di fare questi discorsi. Se ad oggi vediamo che una società come la Fiorentina significa che l’obiettivo è stato raggiunto alla grande. Bisogna ripartire con una programmazione. I miei tre anni sono stati emozionanti: abbiamo avuto delle difficoltà ogni anno”.

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